dismorfofobia peniena

Sindrome da spogliatoio o dismorfofobia peniena

Dismorfofobia peniena: quando le dimensioni causano disagio

Le dimensioni e la morfologia del pene possono variare da persona a persona e tra le diverse etnie.La dismorfofobia peniena consiste in una percezione distorta dell’organo genitale che, pur avendo dimensioni e forme appropriate, è visto dalla persona come troppo piccolo o troppo grande o troppo curvo o di avere anomalie del prepuzio e/o del glande.

Nel caso in cui le anomalie fisiche siano reali, il problema è vissuto dal paziente in modo esagerato. Questa preoccupazione ha i caratteri dell’idea ossessiva e i comportamenti a essa associati sono quelli delle compulsioni.

Che cos’è la sindrome da spogliatoio?

Si parla di dismorfofobia peniena o sindrome da spogliatoio in quanto chi ne soffre si vergogna a fare la doccia insieme ad altri uomini dopo l’attività sportiva, nel timore di essere sottoposti a giudizio per via delle dimensioni o della forma dei propri genitali.

Quali sono i sintomi?

Le preoccupazioni inerentemente l’aspetto e le dimensioni del proprio pene sono fonte di sofferenza: possono presentarsi in modo persistente o ricorrente per parecchie ore al giorno. Questi pazienti si sentono ridicoli, deformi ed i controlli allo specchio non fanno altro che confermare le loro convinzioni. Tale patologia può determinare:

  • Ansia
  • Depressione 
  • Condurre a una condizione di isolamento sociale in cui il soggetto rifiuta il contatto con le donne e/o partner e all’insorgere di una marcata sensibilità alle tematiche di riferimento.

6 cause della dismorfofobia peniena (da non sottovalutare!)

Si stima che il 3,3% delle richieste di visita andrologica siano motivate dal sospetto o convinzione di avere un pene piccolo. Le cause della dismorfofobia peniena possono essere diverse:

  1. Presenza di disturbi della sfera sessuale, come per esempio deficit erettile, eiaculazione precoce.
  2. Non conoscenza del proprio corpo e genitali.
  3. La fine di una relazione.
  4. Cause di tipo psicologico: per esempio una serie di conflitti emotivi inconsci.
  5. Fattori neurobiologici, in particolare da alterazioni nel funzionamento del sistema serotoninergico o da disfunzioni delle aree cerebrali deputate a controllare l’immagine corporale.
  6. Ragioni di tipo socioculturale, come l’enorme valore attribuito dai mezzi di comunicazione di massa a una bellezza fisica standardizzata e priva della benché minima imperfezione.

Come curare la dismorfofobia peniena

Nel caso di sindrome da spogliatoio è fondamentale un corretto counseling per definire con chiarezza sia le aspettative del soggetto sia le reali possibilità terapeutiche. Sono sconsigliati i rimedi “fai dai te”: alcune persone affette da dismorfofobia peniena, infatti, possono anche eseguire da soli interventi per correggere il difetto fisico percepito iniettandosi vasellina, oli o colla nel pene (il cosiddetto paraffinoma). In questi casi è sempre bene consultare prima un medico per la terapia più opportuna da seguire.

  • Terapia psico-sessuologica. La terapia è mirata al miglioramento della percezione del sé corporeo, attraverso delle sedute che documentino al soggetto come egli si trovi in una condizione di normalità.
  • Terapia medica. Ha l’obiettivo di innalzare i valori androgenici sierici mediante terapia sostitutiva con testosterone e stimolazione gonadotropinica ed è riservata ai casi di ipogonadismo. Tuttavia, il trattamento farmacologico ottiene risultati solamente se eseguito in epoca prepuberale.
  • Terapia chirurgica che ha come obiettivo quello di incrementarne il calibro del pene. La stragrande maggioranza degli interventi vengono richiesti da soggetti affetti da “pene piccolo” e non nei casi di micropenia, con aspettative spesso irrealistiche poiché le tecniche chirurgiche non sono in grado di allungare i corpi cavernosi ma solo di renderli “più visibili”.
  • Tecniche fisioterapiche di elongazione. Queste tecniche prendono spunto da culture primitive e trovano riscontro in altre discipline, come l’ortopedia (allungamento di diafisi ossee) e la chirurgia plastica (lembi cutanei). Tra questi troviamo: vacuum device, estensori penieni, trazioni mediante forza gravitazionale (un peso agganciato al pene in modo da mantenere una sollecitazione costante). In questo modo il tessuto in trazione attiva diventa sede di una proliferazione cellulare che permette l’aumento strutturale della parte. Tuttavia attualmente non vi sono risultati dichiarati.

Prenota la tua visita andrologica per monitorare, diagnosticare e capire quale terapia sia meglio seguire.

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