
Ipertrofia prostatica benigna: sintomi, cause e come si cura
Riassunto
Cos’è l’ipertrofia prostatica benigna e quali sono i sintomi principali della patologia
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è una condizione molto diffusa tra gli uomini, in particolare dopo i 50 anni, e si caratterizza per l’aumento di volume della ghiandola prostatica.
La prostata, situata appena sotto la vescica e parzialmente attorno all’uretra (il canale che consente il passaggio dell’urina all’esterno), ha un ruolo essenziale nella produzione del liquido seminale. Con l’avanzare dell’età, si assiste a un fisiologico ingrossamento di questa ghiandola, ma quando l’aumento di volume diventa significativo, può comprimere l’uretra e ostacolare il normale flusso urinario.
Infatti l’ipertrofia prostatica benigna non ha sintomi propri, ma si manifesta per lo più attraverso disturbi urinari. Approfondiamo l’argomento!
Cause e fattori di rischio dell’ipertrofia prostatica benigna
I meccanismi che determinano l’ingrossamento non cancerogeno della ghiandola prostatica non sono ancora ben chiari. Sebbene sia stata accertata una maggiore incidenza dei casi di IPB negli uomini di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, si ipotizza che la fisiologia della ghiandola possa essere influenzata da fattori ormonali, nutrizionali e biochimici.
Una delle ipotesi più accreditate riguarda le variazioni ormonali associate all’andropausa: con l’età, si osserva una diminuzione dei livelli di testosterone e un alterato equilibrio tra androgeni ed estrogeni, che potrebbe influenzare la crescita della ghiandola prostatica.
Oltre ai fattori ormonali, anche componenti nutrizionali, biochimiche e genetiche possono contribuire all’insorgenza dell’IPB. Tra i principali fattori di rischio si segnalano:
- Familiarità: la presenza di casi di IPB tra i parenti stretti aumenta la probabilità di sviluppare la condizione.
- Patologie metaboliche: condizioni come diabete, obesità e sindrome metabolica sono frequentemente associate a un rischio maggiore di ipertrofia prostatica.
- Malattie cardiovascolari, che possono influenzare l’equilibrio ormonale e il flusso sanguigno a livello pelvico.
Identificare questi fattori può aiutare nella prevenzione e nella gestione precoce della patologia, soprattutto nei soggetti più predisposti.
Ipertrofia prostatica benigna: i sintomi più comuni
Come già accennato, nel caso di ipertrofia prostatica benigna i sintomi principali sono legati al malfunzionamento dell’apparato urinario e si manifesta con una serie di disturbi tipici, tra cui:
- bisogno frequente di urinare (pollachiuria) spesso anche di notte (nicturia)
- difficoltà ad avviare la minzione e presenza di flusso urinario debole o intermittente
- bruciore al termine e durante la minzione
- sensazione di incompleto svuotamento della vescica
Questi segnali lasciano presupporre la presenza di un’ostruzione del canale che permette la fuoriuscita dell’urina e non vanno trascurati perché la ritenzione urinaria può causare danni ai reni. Inoltre, la vescica che viene sottoposta a un lavoro eccessivo per far fuoriuscire l’urina è maggiormente soggetta a infezioni e alla formazione di calcoli vescicali.
Se non trattata, l’IPB può portare anche a incontinenza urinaria o addirittura alla incapacità totale di urinare perché, a causa dell’ostruzione, il paziente esercita una spinta addominale maggiore per svuotare la vescica, indebolendone la parete.
Quando la minzione è forzata, possono inoltre rompersi le vene di vescica e uretra, quindi l’ipertrofia prostatica benigna tra i vari sintomi può manifestarsi anche con sangue nelle urine.
Vi è infine una correlazione tra ipertrofia prostatica e sessualità in quanto l’ingrossamento prostatico può compromettere la circolazione sanguigna nella zona genitale, influenzando negativamente la funzione erettile e la qualità della vita sessuale del paziente.
Come si diagnostica l’ipertrofia prostatica e come si cura
Per diagnosticare l’ipertrofia prostatica benigna è necessario rivolgersi a un medico specialista che – durante la prima visita – valuterà la condizione clinica attraverso un’attenta anamnesi e un’esplorazione digitale rettale, per verificare la dimensione e la consistenza della ghiandola.
Per confermare la diagnosi ed escludere altre patologie come la prostatite o il tumore prostatico, lo specialista può prescrivere ulteriori esami diagnostici, tra cui:
- Esame delle urine con urinocoltura: per rilevare la presenza di infezioni o sangue e valutare la salute del tratto urinario.
- Uroflussometria: che misura il flusso urinario e rileva eventuali ostruzioni del canale uretrale.
- Dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico): utile per monitorare la salute prostatica e distinguere l’IPB da patologie tumorali.
- Ecografia dell’addome e della prostata: fornisce un’immagine chiara delle dimensioni della ghiandola e del residuo urinario post-minzione.
Le terapie per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna variano in base all’entità dei sintomi, dall’età del paziente e dal suo stato di salute generale. Nei casi lievi, potrebbe essere sufficiente un mutamento delle abitudini comportamentali, ad esempio, un cambio di dieta associato ad attività fisica regolare; oppure, potrebbe essere necessario un trattamento farmacologico. La via chirurgica per rimuovere il tessuto ipertrofico è percorribile quando le altre opzioni terapeutiche non portano a risultati validi.
Se pensi di essere affetto da ipertrofia prostatica benigna e hai riconosciuto i sintomi descritti sopra, la cosa migliore che puoi fare per tutelare la tua salute è prenotare una visita con il medico specialista. Una diagnosi precoce permette di intervenire con efficacia, di evitare l’aggravarsi dei sintomi e soprattutto di preservare la qualità della vita.